Columns in archaeological sites seem to represent civilizations better than other artefacts. They have resisted the passage of time, they are everywhere, often on the ground, abandoned where they have fallen, or reassembled in their original positions, in some lucky cases recomposed to form the buildings to which they belonged. In Paestum I created this photographic installation with pillars of our contemporary architecture, placed in the ruins of more than 2 millennia earlier to imagine an ambiguous metaphysical space, like gazing backwards from a distant future that could preserve of our civilization only the steel columns, bolted flanges painted in orange.
Le colonne nei siti archeologici sembrano rappresentare le civiltà meglio di altri manufatti. Hanno resistito al passare del tempo, sono dovunque, spesso a terra, abbandonate dove sono cadute, oppure rimontate nelle posizioni originarie, nei casi fortunati ricomposte a formare le costruzioni a cui sono appartenute. A Paestum ho creato questa installazione fotografica con pilastri delle nostre architetture contemporanee, posti in mezzo alle rovine di più di 2 millenni precedenti per immaginare uno spazio metafisico ambiguo, come uno sguardo a ritroso da un futuro lontanissimo che riuscisse a conservare della nostra civiltà solo delle colonne in acciaio, delle flange imbullonate verniciate in arancione.
november 2016